Stefania mi ha inviato questa storia, che pubblico volentieri qui.

INFERNO e PARADISO
  Un uomo ebbe un giorno una conversazione con Dio e gli chiese:
  Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.
  Dio condusse l'uomo verso due porte.
  Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
  C'era una grandissima tavola rotonda.
  Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente 
  cibo dal profumo delizioso.
  L'uomo sentì l'acquolina in bocca.
  Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e
  malato.
  Avevano tutti l'aria affamata.
  Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
  Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po',
  ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non
  potevano accostare il cibo alla bocca.
  L'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
  Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".
  Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
  La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
  C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire
  l'acquolina.
  Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi
  manici.
  Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro
  sorridendo.
  L'uomo disse a Dio: "Non capisco!"
  E' semplice, rispose Dio, essi hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli
  altri!
  I primi, invece, non pensano che a loro stessi...
  Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...
  La differenza la facciamo noi!!!

One Response Comment

  • Beny  29 Gennaio 2010 at 12:05

    Sono profondamente convinta che la differenza la facciamo noi. Circa un anno fà ho letto un libro che parla di una società organizzata in modo direi splendente. Il libro è Lettere dalla KIRGHISIA di Silvano Agosti. Lo scrittore racconta di avere assistito al miracolo della nascita di una società a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente nel bene reale e comune a tutti “gli uni con gli altri”. Certo una società dove ogni giorno si festeggia la vita è impegnativa. Rinunciare all’esercizio del potere del sottomettere del mio mio mio mio, tutto io io io, del privarsi del piacere delle vendette del dover sovvertire il giusto solo perchè il pensiero l’idea non è venuta da me che disastro!!! KIRGHISIA forse è quell’estremo opposto che per ragioni biologiche chimiche culturali e mille altro può non essere realtà ma il Bene comune è la base per uscire dall’Inferno e vedere il Paradiso.

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